CASSAZIONE: I TABULATI DELLE CHAT SONO DOCUMENTI, NON INTERCETTAZIONI.

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La Corte di Cassazione, con sentenza n.6363/2023 afferma che quando un messaggio telematico è criptato e si dispone dell’algoritmo il contenuto ha valore, ma l’attività di acquisizione del messaggio stesso non può essere considerata intercettazione bensì acquisizione di documenti.

Tale pronuncia, estremamente complessa nella sua interezza ma molto interessante in quanto sancisce un nuovo principio in materia di prove nel processo penale, è stata emessa su ricorso presentato contro il provvedimento con cui il tribunale del riesame ha confermato la decisione del Gip che aveva applicato la sanzione cautelare della custodia in carcere nei confronti di un soggetto a carico del quale erano stati raccolti gravi indizi di colpevolezza in relazione ad un omicidio grazie alla messaggistica ricondotta al suo ID. Questa vicenda vede coinvolte sia l’autorità italiana sia quella francese.

La Corte di Cassazione in un punto della sua motivazione afferma che se il messaggio telematico viene criptato gli inquirenti possono valorizzarne il contenuto solo se dispongono dell’algoritmo necessario per decriptarlo o se la società proprietaria mette a loro disposizione tale chiave.

L’attività con cui si decifrano e si acquisiscono tali dati comunicativi, continua la Suprema Corte, non è riconducibile alle intercettazioni ex art. 266 ss.c.p.p. Nel caso di specie, trova invece corretta applicazione, secondo gli ermellini, l’art.234 bis c.p.p. che dispone che “è sempre consentita l’acquisizione di documenti e dati informatici conservati all’estero, anche diversi da quelli disponibili al pubblico, previo consenso, in quest’ultimo caso, del legittimo titolare”.

Tale norma si applica anche in questa situazione poiché l’acquisizione ha avuto ad oggetto una rappresentazione comunicativa contenuta in una base materiale con metodo digitale. Lo conferma altresì il fatto che l’autorità italiana non abbia mai chiesto a quella francese di procedere ad attività di intercettazione, ma si sia limitata a chiedere la trasmissione della copia dei messaggi.

Dott.ssa Lucia Massarotti

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