CONTRO IL “PENSIERO UNICO” SU CLIMA E AMBIENTE

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Ing. Giuliano Ceradelli

Milano – Settembre 2021

Sono oltre 40 anni che TV, giornali e media in genere parlano di “catastrofi imminenti” riguardo al clima, incutendo timori verso coloro che non si adeguano ai proclami sempre più pressanti dell’ONU/IPCC. (Intergovernmental Panel for Climate Change delle Nazioni Unite).

L’ultimo Rapporto IPCC (il sesto) pubblicato poco tempo fa, ci parla infatti di un drammatico allarme da “codice rosso” per l’intera umanità.

A tal proposito penso che sarebbe invero molto più utile e necessario promuovere confronti e dialoghi nell’ambito allargato della comunità scientifica che è ancora oggi decisamente divisa sulle cause da attribuire all’attuale variazione climatica. Tutto ciò in linea, del resto, con il mantra generale che vede nella presenza dell’uomo sulla Terra solo uno sfortunato incidente da emendare al più presto con un gigantesco suicidio economico di massa: la decarbonizzazione entro il 2050.

La vera emergenza, il vero problema, padre di molti altri (incluso il sottosviluppo) è quello ambientale. E non c’entra la CO2.

Indico, succintamente, gli argomenti a sostegno della mia tesi:

  • a) Lo studio del paleoclima ci indica che l’olocene è stato interessato da episodi caldi (gli optimum postglaciali) fra cui rammentiamo il grande optimum postglaciale, l’optimum miceneo, l’optimum romano, l’optimum medioevale e la fase di riscaldamento attuale. A tali fasi si sono alternate fasi di “deterioramento” segnate da cali termici ed avanzate glaciali. Per inciso l’uso di “optimum” e “deterioramento” non è affatto casuale e gli optimum erano così chiamati in quanto la vita era più facile, la mortalità più ridotta e le fonti di cibo ed energia più abbondanti. Lo stesso padre spirituale della teoria dell’Anthropogenic Global Warming (AGW), Svante Arrhenius, vedeva nel riscaldamento globale un fenomeno positivo poiché in grado di rendere più vivibili e meglio fruibili per l’uomo i gelidi areali nordeuropei, sogno questo che si starebbe oggi nuovamente avverando. Alcuni studi che vanno ancora più in là nel passato ci dicono che oggi stiamo vivendo un momento unico nel corso degli ultimi 66 milioni di anni. Tale periodo eccezionale non è iniziato nel secolo scorso o due secoli fa, ma dura da oltre tre milioni di anni e l’uomo non c’entra nulla con la sua eccezionalità.
  • b) Ci dicono che la concentrazione di CO2 in atmosfera, prima dell’era industriale, non ha mai superato per 800,000 anni i 280 ppm (vedi Luca Mercalli – Sua ultima pubblicazione “Non c’è più tempo”). Oggi la concentrazione di CO2 in atmosfera supera di poco i 400 ppm (0.04%, cioè tracce) e ciò è certamente dovuto alle attività industriali, ai trasporti e ai riscaldamenti/raffrescamenti negli insediamenti umani – urbani e non – che si sono sviluppati ed evoluti dal 1850 (data convenzionalmente assunta come inizio dell’era industriale) ad oggi.
    La CO2 è innegabilmente un gas serra (è il secondo in importanza dopo il vapor d’acqua, la cui concentrazione si misura in percentuale del 3-4% e non in ppm come la CO2).
  • c) La CO2, nelle attuali concentrazioni, non è un inquinante ma, tramite la fotosintesi clorofilliana, è il mattone elementare della vita sulla Terra, il cibo per le piante e quindi anche il nostro, nonché la coperta termica che consente al nostro pianeta di non essere una palla di ghiaccio.
    Le temperature degli optimum sopra citati del passato erano uguali o superiori a quelle odierne e si sono manifestate in assenza della CO2 antropica e ciò dimostrerebbe quante forzature siano alla base del concetto “+CO2 = più caldo = moriremo tutti salvo-che”. Inoltre, mentre la concentrazione di CO2 in atmosfera dal 1850 ad oggi ha avuto una modalità monotonica in costante crescita, le temperature non sono cresciute allo stesso modo, cioè in modo lineare, ma hanno oscillato e mostrato anche delle pause. Pertanto la teoria per cui sarebbe la CO2 dell’uomo a provocare il cambiamento climatico è semplicemente basata su un’ipotesi, con una vistosa violazione del metodo scientifico. Quindi la supposizione o congettura che il 100% del riscaldamento dal 1850 al 1900 sia antropico non è validata.
  • d) Non si dispone di un pianeta Terra gemello al nostro e senza l’uomo, su cui prendere le misure sperimentali necessarie per verificare la predizione del modello, mentre si può affermare che tra i vari forzanti naturali l’attività solare si correla perfettamente con il ciclo millenario delle temperature. Quindi solo il Sole è in grado di spiegare il ciclo millenario ma non viene quasi considerato dai modelli climatici dell’IPCC. Il Sole è chiaramente il principale artefice del cambiamento climatico.

In conclusione la vera emergenza non è la presunta crisi climatica, bensì l’inquinamento e il problema ambientale, unito al sottosviluppo, causa ancora di morti e di malattie. Wuhan o Fort Derrick che si voglia, le epidemie e le pandemie scoppiano e si diffondono laddove mancano le fondamentali strutture igieniche e sanitarie, e dove le difese immunitarie della popolazione sono ridotte da diete alimentari insufficienti.

Non vi possono quindi essere dubbi riguardo alla fitta rete degli interessi con le infinite sfaccettature in cui si dipana la presunta “crisi climatica”.  Se si analizzano gli accordi di Parigi, o quello di Kyoto e di Montreal si troverà la conferma delle tesi che sottopongo all’attenzione del lettore.

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