La Giustizia Riparativa e l’evoluzione della Giustizia attraverso la struttura, le suggestioni e la simbologia del carcere Panopticon

Home 9 Materie 9 Diritto Penale 9 La Giustizia Riparativa e l’evoluzione della Giustizia attraverso la struttura, le suggestioni e la simbologia del carcere Panopticon
Share

Pasquale Lattari [1]

I luoghi della giustizia sono simbolo di separazione, di distanza tra il reo, la vittima e la collettività: il tribunale è da sempre “luogo separato” – seppur ab origine spazio “sacro” dedicato e riservato – rispetto ai luoghi ordinari.  Ed ancor più esempio di separazione anzi di estraniazione sono i luoghi[2] e le strutture di espiazione della pena.

Ne è simbolo plastico il Panopticon[3] e la concezione del suo ideatore – Jeremy Bentham – della fine del 700.  Ed uno dei primi penitenziari costruiti fedelmente secondo i principi del Panopticon, è  il carcere di S. Stefano sull’Isolotto vicino Ventotene.[4]

La struttura circolare, radiale a ferro di cavallo, del penitenziario consente la sorveglianza delle singole celle da un punto centrale senza esser visti dai reclusi. La struttura è espressione  della filosofia dell’intervento sul reo: solo l’estraniazione, la solitudine vigilata consente la cura del deviante:  “alla base dei penitenziari così strutturati vi è l’idea della pena “medicinale” che richiede l’espiazione in una solitudine “oppressiva”, da visione negata tale da promuovere, attraverso l’ascolto della propria coscienza, la comprensione solipsistica dell’errore.”[5]

Ma S. Stefano di Ventotene da luogo di detenzione e di esclusione è divenuto luogo di elaborazione di idee “rivoluzionarie” e“profetiche”: ivi è stato concepito nel 1941 il Manifesto di Ventotene – Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto[6].  

Ed anche luogo degli innovativi progetti di  recupero dei detenuti di Eugenio  Perucatti espressione avanzata delle finalità rieducative  e di reinserimento sociale della pena retributiva.[7]

Ebbene S. Stefano[8] proprio la struttura e forma del penitenziario è  altamente suggestivo e simbolico anche per la Giustizia riparativa. E’ notoria e riscontrata la perfetta sovrapponibilità  della pianta  del carcere di S.Stefano a quella del Teatro S.Carlo di Napoli.[9]

Ma nel Teatro la finalità della forma del Panopticon è tutt’altra: la pianta a ferro di cavallo è funzionale all’ascolto ed all’accoglienza migliore e possibile all’incontro delle persone partecipanti.

E proprio  la Giustizia riparativa[10]  si fonda su ascolto, accoglienza, incontro tra le parti coinvolte; e,  nel Teatro, la Giustizia Riparativa  trova tante radici ideali e riferimenti culturali.[11]

La Giustizia riparativa fornisce una risposta differente – sia per il reo che per la vittima – rispetto a quella del processo e della giustizia tradizionale.

Il processo tradizionale – finalizzato all’accertamento dei fatti e della responsabilità penale – concede alla vittima solo spazi formali (esame formale e testimoniale) ed angusti (richiesta di risarcimento danni). Per la vittima non è il luogo in cui il suo complesso status di vittimizzazione (fatto di sofferenza, di pregiudizi fisici e psichici, ma anche  di ricerca di senso)  può essere adeguatamente accolto, anzi spesso il processo gli reca e veicola ulteriori pregiudizi  (la cd vittimizzazione secondaria).[12]

La giustizia riparativa offre programmi e percorsi originali e peculiari e tuttavia non alternativi ma complementari – nell’accezione di completamento che ne evidenzia la reciprocità e non la secondarietà – alla giustizia tradizionale.

Giustizia tradizionale necessaria, ineliminabile ed insostituibile: la parola di giustizia è imprescindibile sulla verità, l’accertamento dei fatti e della responsabilità e sulla tutela della sicurezza dei cittadini, presidio delle norme violate e garanzia della validità delle stesse anche con finalità di prevenzione.[13]

La Giustizia riparativa, invece,  intende fornire risposta al reato dalla prospettiva di chi è stato ferito e chi soffre dal reato commesso.[14] La vittima trova nella Giustizia Riparativa e nei suoi diversi programmi – mediazione diretta ed indiretta, con vittima aspecifica o allargata ai gruppi familiari di appartenenza,  le scuse formali, gli incontri tra vittime e rei – strumenti e momenti di ascolto, di partecipazione, di accoglienza di riconoscimento autentico di senso alla vicenda del reato. E chi ha provocato il reato ha la possibilità di partecipare attivamente e responsabilmente con progetti ed azioni riparative -in favore della vittima e della società –  dei pregiudizi che il reato ha provocato alle relazioni umane e sociali.[15]

Strumenti, possibilità, partecipazione sempre volontarie e consensuali proprio per la ratio che li contraddistingue.

Gli strumenti della Giustizia riparativa palesano come dal reato – fonte di lacerazione personale umana e sociale – possono scaturire forme di intervento con diverse e possibili modalità partecipative, di ascolto di accoglienza di incontro;[16] specie in ambiti a cui la giustizia tradizionale non può rispondere adeguatamente e compiutamente.

E la forma del Panopticon di S.Stefano/Ventotene  – il luogo di isolamento, di  controllo ed intervento attraverso la solitudine ed estraniazione del reo – sovrapponibile alla forma e pianta del  Teatro S Carlo – luogo dell’ascolto, dell’accoglienza e dell’incontro – più che in altri casi  è forma che diviene sostanza: il reato che provoca risposte di isolamento estraniazione solitudine ben può essere anche  occasione di ascolto, di accoglienza di incontro dei soggetti coinvolti. Funzioni che la Giustizia deve poter offrire e garantire. [17]

S.Stefano ed il suo carcere  è ex se simbolo dell’evoluzione del concetto e delle funzioni e dei possibili e diversi fini ed interventi sul reato:

la Giustizia

-da idea e luogo di punizione, espiazione, controllo ed   esclusione,

-può – peraltro richiesto dall’art. 27 Cost.ne – essere fonte e luogo di progetti di recupero e di rieducazione ma anche

-assumere funzioni ed opportunità di ascolto di accoglienza di incontro per la riparazione dei pregiudizi e delle lacerazioni umane e sociali che il reato ha provocato.

Funzioni, opportunità e strumenti di riparazione di riconciliazione e di reinserimento sociale[18] tutte proprie della Giustizia Riparativa nuovo paradigma e nuova forma di giustizia.[19]

 

[1] Avvocato e Responsabile del Centro di Giustizia riparativa e mediazione penale minorile della Regione Lazio e responsabile area legale e giustizia riparativa del Consultorio familiare Diocesano di Latina che svolge attività di giustizia riparativa dal 2006 su invii delle autorità giudiziarie minorili

[2] Anzi il “non luoghi” – M Augè Non luoghi Introduzione a un’antropologia della surmodernità Elèuthera 2009 –  spazi anonimi di apparente socializzazione ed incontro (grande distribuzione, ipermercati, aeroporti, caratterizzati dalla identica e ripetitività atmosfera, costruzione etc.)

[3] Panopticon ovvero la casa d’ispezione 1997 di  Jeremy Bentham  (Autore), M. Foucault  (a cura di), M. Perrot  (a cura di), V. Fortunati “Panopticon, come dice il nome, è il progetto di un carcere super-razionale fondato sulla perfetta e continua visibilità dei detenuti da parte di un unico sorvegliante centrale che può vederli grazie a una struttura architettonica circolare. L’occhio del sorvegliante diventa quasi la presenza tangibile dell’imperativo morale al quale nessuno deve mai sottrarsi. Bentham elaborò questo progetto negli anni della rivoluzione francese, dei cui principi egli era un fervido ammiratore. Il suo Panopticon, tuttavia, è ormai assurto a emblema di quella capillarizzazione del potere, del controllo, della disciplina, che sembra il destino della moderna società razionalmente organizzata”. (Gianni Vattimo in Descrizione del testo: https://www.ibs.it/panopticon-ovvero-casa-d-ispezione-libro-jeremy-bentham/e/9788831765800?lgw_code=1122-B9788831765800&gclid=Cj0KCQjwheyUBhD-ARIsAHJNM-M628VXASEVArbM_JJ4XRp1xwXZJj0o3VZx95Xxn2EDcSd-FX0sV-caArP1EALw_wcB)

[4] A. Parente Architettura ed archeologia carceraria: S.Stefano di Ventotene ed il Panopticon . Roma 1999

[5] G.Mannozzi R.Mancini La Giustizia accogliente F.Angeli 2022 pg 25. E si evidenzia – pg 26 – come la situazione carceraria attuale – sovraffollamento, inidoneità degli spazi e strutture etc..- reitera la separazione dal corpo sociale ma con l’assenza di spazi, di privacy di movimento fonte di estraniazione e solitudine

[6] Di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi del 1941 pubblicato e con prefazione di  Eugenio Colorni, considerato uno dei testi fondanti dell’Unione europea..

[7]A Perucatti  Quel «criminale» di mio padre. Eugenio Perucatti e la riforma del carcere di Santo Stefano. Una storia di umana redenzione 2014

[8] Il progetto di recupero dell’ex penitenziario di S.Stefano è stato affidato al commissario straordinario governativo Silvia Costa. A gennaio 2022 è stato deciso di intitolare a David SassoliPresidente del Parlamento europeo la costituenda “Scuola di alti pensieri” annessa al progetto.

[9] Vd: https://www.avvenire.it/agora/pagine/l-europa-riparte-da-ventotene-partiti-i-restauri-del-carcere-di-santo-stefano

Il Teatro S.Carlo di Napoli fondato nel 1737, è il più antico teatro d’opera del mondo a tuttora attivo famoso per la sua acustica.

[10] «Il termine ‘giustizia riparativa’ si riferisce a ogni processo che consente alle persone che subiscono pregiudizio a seguito di un reato e a quelle responsabili di  tale pregiudizio, se vi acconsentono liberamente, di  partecipare attivamente alla risoluzione delle questioni  derivanti dall’illecito, attraverso l’aiuto di un soggetto terzo formato e imparziale (da qui in avanti ‘facilitatore’)» (Racc.ne Consiglio Europa 8/2018 si vedano anche le definizioni della Direttiva UE 29/2012, i  Basic principles on the use of restorative justice programmes in criminal matters adottati dalle Nazioni Unite il 24 luglio 2002, § 1 (2. Vd i testi sulla giustizia riparativa: P. ZICCONE A. CERETTI 2021, Verso Ninive, soveria mannelli. G. BERTAGNA, A. CERETTI, C. MAZZUCCATO 2015, Il libro dell’incontro Vittime e responsabili della lotta armata a confronto, Milano. G. MANNOZZI GA LODIGIANI (a cura) 2015, Giustizia riparativa. Ricostruire Legami, ricostruire persone, Bologna. G. MANNOZZI GA LODIGIANI 2017, La Giustizia riparativa. Formanti, parole e metodi, Torino. CM. MARTINI 1999, Sulla giustizia, Milano. L. EUSEBI (a cura) 2015, Una giustizia diversa Il modello riparativo e la questione penale, Milano.

[11] La Giustizia le sue diverse funzioni trae infinite fonti di riflessioni e di ispirazione dalle opere teatrali immortali della Tragedia Greca, in particolare dalla trilogia dell’Orestea di Eschilo e/o dal ciclo di Edipo di Sofocle. In particolare dalla Tragedia greca – dalla sua struttura e funzione di catarsi – ha tratto ispirazione J.Morineau (vd Lo spirito della mediazione F.Angeli 1998) per la sua visione e teoria della mediazione strumento ed approccio ai conflitti – individuali e sociali in primis derivanti da reato – dando vita ad una visione cd umanistica della mediazione. La Mediazione è elemento principe della Giustizia riparativa. La Morineau fonda la mediazione  sull’ ascolto ed accoglienza della crisi e del disordine generati dal conflitto, sul ruolo del mediatore empatico ed equiprossimo che restituisce specchia alle persone in conflitto le loro emozioni – depurate dall’odio – suscitando crisi e  mutamento di posizioni e visioni e nell’incontro cambiamento: un vero e proprio rito di trasformazione e di catarsi al pari della tragedia greca di cui la mediazione umanistica riprende le fasi ed i ruoli (dei protagonisti e del coro).

[12] ..persino il risarcimento può essere fonte di spersonalizzazione (il denaro rende comuni e banali beni ed interessi che al contrario necessitano di riconoscimento della unicità della persona, delle sue sofferenze ed emozioni.

[13]vd M. CARTABIA, A. CERETTI
2020, Un’altra storia inizia qui. La giustizia come ricomposizione, Firenze

[14] “esiste un’asimmetria necessaria tra il delitto e la pena, che non si pone rimedio a un occhio o un dente rotto rompendone un altro. Si tratta di rendere giustizia alla vittima, non di giustiziare l’aggressore”. Lettera di Papa Francesco ai partecipanti al XIX congresso internazionale dell’Associazione Internazionale di diritto Penale e del III congresso dell’Associazione Latino Americana di diritto Penale e criminologia. In L’Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n.129, Dom. 08/06/2014).

[15] Ci sia consentito segnalare: Della Collana a cura di Pasquale Lattari “PERCORSI DI GIUSTIZIA RIPARATIVA della Key editore ci sia consentito segnalare: P.Lattari La giustizia riparativa. Una giustizia Umanistica. Una cultura dell'”incontro” per ogni conflitto. Milano 2021; AAVV La giustizia riparativa. Tra principi normativi, legge 134 del 2021 ed esperienza concreta. Milano 2022.

[16] “Non parliamo, beninteso, di un cammino facile, perché la giustizia riparativa è, prima di un sistema giuridico, un prodotto culturale, capace di promuovere percorsi di riconciliazione senza dimenticare le esigenze della giustizia retributiva (incentrata sul rapporto tra il reato la pena) e della giustizia riabilitativa (più attenta al recupero del detenuto). Si tratta beninteso di percorsi delicati, quasi mai lineari, connesse alle parti più intime dell’essere umano e dunque da gestire con attenzione ed equilibrio, perché ricostruire le relazioni umane il tessuto sociale non può andare a discapito dell’equità, nella certezza della funzione riabilitativa della pena.”[16] La Giustizia Riparativa ha in sé una buona dose di ambizione o di “carica utopica”[16] F. Occhetta la giustizia capovolta Dal dolore alla riconciliazione Milano 2016 pg 45

[17] Le recenti disposizioni legislative – legge 134 del 2021 – nel rispetto dei principi della normativa sovranazionale hanno delegato alle imminenti regolamentazioni attuative una disciplina organica della giustizia riparativa. Che tuttavia – nonostante gli spazi spazi normativi angusti e non del tutto regolamentati almeno sin ora ha consentito percorsi concreti ed efficaci.  Percorsi peraltro che si sono avviati ed affermati nel corso degli anni, nel nascondimento e nella riservatezza che li caratterizza, e tuttavia in modo inesorabile e con risultati evidenti e documentati ( vd sito ministero Giustizia)

[18] “Per quanto concerne l’Italia, tali principi sono stati recepiti dalla più recente giurisprudenza della Corte Costituzionale italiana in materia di giustizia penale. Tout se tient. Per esempio, la sentenza n. 179/2017 afferma che, secondo la Costituzione, la legge penale deve sempre mirare a “promuovere la strada del recupero, della riparazione, della riconciliazione e del reinserimento sociale”. L’auspicata introduzione di forme di giustizia penale riparativa ha uno scopo duplice e convergente: il rispetto della dignità umana – la dignità umana della vittima e della persona condannata o imputata – e la creazione di un sistema efficace a tutela dell’incolumità e della sicurezza dei cittadini.” Ministro Cartabia nel discorso alla conferenza dei ministri giustizia consiglio d’europa che ha portato a dic.2021 alla Dichiarazione di Venezia in https://www.gnewsonline.it/venezia-al-via-conferenza-ministri- giustizia-del-consiglio-deuropa/

[19] CFR G.Mannozzi R.Mancini La Giustizia accogliente F.Angeli 2022 pg 15.

Pasquale Lattari

Newsletter