” È valida la sentenza se all’udienza partecipa anche il legale d’ufficio ed ha conclusioni diverse dal difensore di fiducia perché è stato garantito l’esercizio di difesa”.
Ciò è quanto affermato dalla Corte di Cassazione relativamente ad una vicenda in cui i giudici di appello, a seguito di sopravvenuta nomina del difensore di fiducia, consentivano al difensore d’ufficio di co-assistere l’imputato in udienza e di formulare le rispettive conclusioni, oltretutto contrastanti.
Inoltre si può apprendere che è stato lo stesso avvocato d’ufficio a redigere i motivi di appello.
Il ricorrente chiedeva alla Suprema Corte l’annullamento della sentenza d’appello ma quest’ultima, con sentenza n. 21048/2022, ha ritenuto infondato il motivo e ha stabilito che non c’è nullità della sentenza qualora partecipi anche l’avvocato d’ufficio all’udienza ed esprima una posizione diversa rispetto a quella del difensore di fiducia, seppur possa risultare anomalo la compresenza dei due difensori.
A sostegno di tale principio la Corte di Cassazione precisa che non vi è stata alcuna violazione del diritto di difesa in quanto l’art.97 c.p.p, finalizzato a garantire l’esercizio di un’adeguata difesa all’imputato, è stato ampiamente osservato.
Milena Adani